“L’ultimo sogno di Franco Zeffirelli” si è infranto con l’ultima rappresentazione de ‘La Traviata’ di Giuseppe Verdi all’Arena di Verona il 5 settembre scorso. Ma il ricordo di questa straordinaria serata nel mitico e suggestivo teatro dell’Arena rimarrà nella memoria di tutti i presenti.
Di fronte ad un pubblico in estatica attesa, si apre il sipario sulle note dell’overture, in cui già si prefigura la morte della protagonista Violetta Valery, vittima sacrificale di una classe sociale, legata agli schemi di un moralismo falso e un po’ bigotto, tipico della borghesia ottocentesca. Un carro funebre, seguito da pochi amici intimi e dagli affetti più cari, allude alla fine precoce della protagonista in perfetta sintonia con il motivo funebre già presente nel preludio.
L’opera inizia, con un’intuizione geniale del Maestro, dalla sua conclusione e il sipario si apre raccontando, in flashback, la storia di Violetta, che muore uccisa dalla tisi, malattia del secolo, ma soprattutto dalla vita dissoluta che ha contraddistinto la sua esistenza. Una storia dunque di caduta e di redenzione, che purtroppo è stata vanificata dall’ineluttabile morbo.
La regia e le scene create da Zeffirelli, coadiuvato da Massimo Luconi e Carlo Centolavigna, mettono in rilievo, come in un grande Kolossal cinematografico, la sontuosità degli ambienti, abbelliti da una ricercatezza ed eleganza in stile dannunziano, tutt’altro che sobrie ma funzionali a sottolineare tutte le molteplici possibilità del teatro. La casa di Violetta è divisa su due piani: il salone, dove si svolge la festa e, al piano superiore, le stanze intime, legate al privato. Nella ricostruzione degli ambienti colpisce l’accumulo degli oggetti (mobili, specchi, fiori quadri, scalinate..), che riproducono, con un’attenzione particolare ai dettagli, in stile Secondo Impero, il modello delle case della borghesia agiata di fine Ottocento. A ciò si aggiunge il sovraffollamento dei personaggi sul palcoscenico , invitati, valletti, camerieri e maschere, che creano l’atmosfera edonistica della festa in casa di Violetta al primo atto, la stessa atmosfera che ritroviamo al terzo atto alla festa in casa di Fora. La dovizia dei particolari è presente anche nel secondo atto nella scena, che si svolge nell’elegante dimora di campagna di Violetta. Fino alla fine il Maestro è fedele a se stesso e la rappresentazione scenica sembra quasi il suo testamento artistico, in quanto sintesi di quegli aspetti visivi, scenografici e monumentali, tesi a far risaltare la cornice storica dell’opera e a non tradire lo spirito del compositore e del librettista. Dopo tanti sperimentalismi un po’ di tradizione non guasta!
L’ultima recita de ‘la traviata’ all’Arena vede cambiato il cast di interpreti a partire dal Direttore d’orchestra. Sul podio si esibisce il Maestro Fabio Mastrangelo, che, con estrema cura interpretativa, sottolinea i momenti più intimistici dal tono melanconico e funebre del preludio a quelli più gioiosi ed esuberanti, accompagnando i cantanti nella loro espressività vocale e interpretativa. Alfredo è il tenore debuttante Stephen Costello, la cui voce spicca per la qualità timbrica, a volte un po’ cupa ma nel complesso ben impostata. Di particolare valore il Germont di Amartuvshin Enkhbat, che ha dimostrato di saper piegare la sua voce a toni intimistici e sfumati. Il personaggio di Violetta è interpretato dal soprano croato Lana Kos, che ha saputo declinare la sua voce in tutta la sua estensione passando con molta duttilità espressiva dai vocalizzi dell’aria ‘Sempre libera degg’io’ ai toni più languidi e melanconici dell’aria ‘Addio del passato’ nell’ultimo atto. Pregevoli anche gli interpreti delle parti di sostegno, dalla fedele Annina interpretata da Daniela Mazzuccato, a Gastone di Letorières di Marcello Nardi al Barone Douphol di Gianfranco Montresor. Un apprezzamento anche per il coro e il corpo di ballo che si è esibito nel terzo atto con effetti strepitosi, culminanti nell’improvviso scoppiettio di fuochi di artificio, che hanno strappato un ‘Oh’ di sorpresa e di stupore da parte del pubblico. E calorosi applausi.
Lo spettacolo ha avuto un gran successo di pubblico.
Ornella Montauti